23 dicembre 2009

BAMBINA DA VECCHIA DATA – seconda parte

È una bambina con i capelli raccolti in una coda: bianchi. Indossa un abito di velluto rosso, da bambola anni ‘40, però ai piedi ha scarpe da ginnastica di ultima generazione, che s’illuminano di verde.

Seduta su una poltrona zebrata, ha in mano una fionda che non perde l’occasione di puntare contro di me: sembra volermi colpire agli occhi.

«Chi sei tu che vuoi guardarmi?» grida.

«A dir la verità – le spiego – non vorrei offenderti, ma… ti sto guardando solo per caso».

Segue un lungo silenzio durante il quale la bambina depone la fionda sotto un cuscino e inizia ad armeggiare con una specie di telecomando; grazie a una combinazione di pulsanti chiude la porta alle mie spalle, fa comparire una poltrona sotto le mie ginocchia e infine costringe addirittura quest’ultime a piegarsi per lasciar accomodare il mio sedere sul canapè.

“Comodo questo canapè, ci passerei volentieri il resto della vita. Devo chiederle assolutamente dove l’ha comprato”, penso. Ma le mie riflessioni tanto stupide quanto rilassanti sono subito interrotte da una domanda minacciosa.

«Solo per caso… vuoi essere la mia mamma?» mi chiede la bambina.

«Ma che domande… – rispondo fingendo sicurezza e balbettando nella coscienza – caso vuole che io sia ancora troppo giovane per aiutarti a crescere, non trovi?».

Segue un lungo, secondo silenzio, durante il quale la bambina depone il telecomando sotto il cuscino e inizia a sfogliare un album dalla copertina rigida, in cuoio; grazie a una combinazione di foto e documenti, articoli di giornale accuratamente ritagliati, fa avvicinare la mia testa ai suoi ricordi e la costringe a piegarsi fino quasi all’impatto con le pagine di una Storia.

«In un caso o nell’altro, tutti questi genitori mi hanno abbandonato», mi racconta, passando il piccolo indice sulla galleria dei volti…

(CONTINUA)

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