Il Signor Pourquoi a mezzanotte si è addormentato sul divano: tra le braccia ha un computer portatile, connesso alla rete e aperto sulla pagina di un motore di ricerca. Il Signor P. si è assopito poco prima di premere il tasto d’invio ed il cursore, al centro della pagina web, lampeggia da più di tre ore preceduto da una sola parola: TEMPO.
Quante volte il Tratto Verticale ha pulsato in attesa di quiete.
Quante volte il Signor Pourquoi ha russato in attesa di cercare.
Quante volte il Tempo è rimasto immobile in attesa di essere esplorato.
Il Campanile suona le quattro del mattino e, al quinto rintocco (inesistente), per il rumore il Signor P. si sveglia e strilla, spaventandosi del suo stesso urlo con voce da castrato. Nell’agitazione, con gli occhi cisposi, la mano informicolata e la bocca asciutta, il Signor P. si scompone e il suo gomito sinistro scivola sul tasto d’invio – ed è così intrapresa, per sbaglio, la ricerca dimenticata nei sogni,
dove il Signor P. aveva la forma di un cane bassotto: urinava sulle scarpe del capo e succedeva che il tempo non fosse momentaneamente un problema alla sua altezza…
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