24 novembre 2009

UN’IMMAGINE INGOMBRANTE – seconda parte

Nevica e resto ferma davanti a quei due, senza sapere che cosa sto aspettando. Perché rimango lì, immobile?

A ORE DIECI, inaspettatamente, l’uomo grasso in frac e l’uomo magro in stracci cambiano direzione al loro giro d’affari:

l’uomo grasso svuota il cappello nelle mani del suo compagno; quest’ultimo si ritrova con un tesoro sempre maggiore da distribuire.

Se l’uomo magro ama essere generoso, non capisco a questo punto perché io non dovrei assecondare i suoi desideri… E poi I Due Perfetti Sconosciuti si sono frapposti tra me e la mia foto ideale, me l’hanno rubata: in qualche modo mi devono pagare per il tempo sottratto.

Mi avvicino

e, affinché le mie mani siano libere di prendere il denaro, depongo la Canon in tasca, pur avvertendo un senso di colpa. Poi allungo il mio palmo destro verso l’uomo magro ed egli, subito, mi dà UNO, DUE, TRE pezzi da venti, senza neanche guardarmi negli occhi

(quasi quasi comincio ad essere contenta della mia foto mancata).

L’uomo grasso in frac, invece, mi continua a fissare: mi squadra e si sofferma sulle banconote che adesso tengo in un pugno. Mi fa sentire così a disagio che alla fine mi costringe a infilare – con la mano sinistra – UNO, DUE, TRE pezzi da venti nel suo panama affamato

(quasi quasi comincio ad essere stupita di quello che faccio).

Ma ecco che l’uomo magro ricomincia il girotondo della follia: riempie nuovamente il mio palmo destro ed io, ancora, con la mano sinistra, rimetto tutto nel cappello panama dell’uomo grasso. E così via, nel giro vizioso e sorridente d’affari

(quasi quasi comincio a sentirmi una banconota).

Nevica, il campanile suona le sette, il Corso delle Cose si fa deserto e il buio è spezzato improvvisamente da un flash:

qualcuno, forse più furbo di me, a distanza di sicurezza, ha appena catturato l’immagine ingombrante de I Tre Perfetti Sconosciuti.

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